In questo lavoro viene descritta la terapia psicoanalitica di un bambino di 7 anni affetto da una rara forma di atrofia ottica congenita. L’articolo mette in evidenza come la stessa malattia abbia determinato l’incontro analitico con il paziente, strutturando modalità difensive che hanno risentito del modo in cui essa è stata vissuta ed elaborata dal bambino all’interno della relazione con i suoi genitori. Nel corso della terapia, il paziente ha fatto gradualmente a meno delle sue difese, accostandosi ad un esame di realtà del suo deficit e ad una maggiore autenticità del suo mondo interno. Ciò gli ha permesso di riparare l’immagine deficitaria di se stesso, interiorizzando un oggetto interno contenitivo che gli consentirà l’elaborazione della sua sofferenza.