Rigogliose montagne della provincia francese ed incessanti piogge monsoniche della capitale della Cambogia offrono lo scenario a La piccola Lola (tit. orig. Holy Lola), un bellissimo film di Bertrand Tavernier del 2004 che racconta il complesso tema delle adozioni internazionali tramite le vicissitudini di Pierre e Géraldine, una coppia di sposi francesi. La trama del film si intesse all’interno di un abile intreccio tra privato e sociale, tra intrapsichico ed interpersonale, dove il toccante racconto psicologico dei conflitti interni di Pierre e Géraldine, alle prese con un forte desiderio di avere un figlio, si accompagna alla denuncia di una situazione ambigua ed a tratti illegale delle procedure per l’adozione in Cambogia.
Un film lento, che consente allo spettatore di osservare da vicino tale intreccio, lasciandolo, in un primo momento, come sospeso nel tentativo di seguire le traversie della coppia. Una lentezza che da subito permette allo spettatore di entrare in contatto con lo spinoso senso di immobilità che il girovagare frenetico della coppia sembra produrre durante la ricerca del bambino per le strade della capitale cambogiana.
Dopo estenuanti e bizzarre trafile burocratiche, alle quali segue sempre una “donazione” per le spese di cancelleria, ecco che il desiderio della coppia di “andare a prendersi un bambino” impatta violentemente con la realtà della Cambogia: un territorio offeso, sporcato e martoriato dalla guerra, costretto a cedere i propri figli nell’impossibilità di sfamarli e privandosi nello stesso tempo della risorsa che proprio quei figli rappresentano per provare a risanare le ferite subite.