Neal, Todd, Charlie, Knox, Richard, Steven, Gerard, il professor Keating: un gruppo di giovani studenti ed il loro insegnante sono i protagonisti del film L’attimo fuggente (tit. orig. Dead Poets Society), ormai un classico del cinema diretto da Peter Weir nel 1989. Un film poeticamente drammatico che racconta le difficoltà degli allievi, ma anche dei maestri, di ricercare la propria “voce”, come lo spettatore sentirà dire dallo stesso Mr Keating durante una sua lezione. Un film sul coraggio di “pensare i propri pensieri”, parafrasando Bion.
Siamo nel 1959 presso la prestigiosa Welton Academy, rinomato collegio maschile che forma la futura classe dirigente degli Stati Uniti d’America. All’inizio del film, i ragazzi sono alle prese con i preparativi della cerimonia di avvio del nuovo anno scolastico: tra i rituali e i pianti non accolti degli studenti più piccoli, fanno la conoscenza del nuovo insegnante di letteratura, il professor Keating, ex studente di quella stessa scuola.
L’incontro è da subito contrassegnato da un modo diverso di concepire lo studio. Durante la prima lezione, il professore invita gli allievi ad uscire dalla classe. Con la lettura di alcuni celebri versi di Orazio insinua in loro un dubbio carico di inquietudine e vitalità: “Oh vergine, cogli l’attimo che fugge. Cogli la rosa quand’è il momento, che il tempo, lo sai, vola. E lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà”; come un frizzante vento che soffia da Nord, questi versi sembrano “trafiggere” il mondo interno dei ragazzi, creando una sorta di fessura, metaforicamente un passaggio dal quale loro stessi possono cominciare ad intravvedere esperienze e pensieri nuovi.